domenica 24 agosto 2014

LE LEZIONI DI GIORNALISMO DI FEDERICA ANGELI (7) - «Cui prodest scelus, is fecit» (Seneca)


"[…] sono i politici che vanno a casa dei capimafia, a chiedere pacchetti di voti in cambio di appalti … Tutti ci conosciamo e nessuno può dire di non sapere chi è il mafioso … Non puoi dire che non sai chi è il mafioso, chi è il faccendiere, chi è il politico, chi è la persona onesta. Lo sappiamo tutti … Perché il capomafia interviene anche sulla ristrutturazione di un marciapiede da 20.000 euro? Con tutti quei soldi si interessa pure di un marciapiede? Sì, perché lui farà lavorare per venti giorni cinque padri di famiglia per quel lavoro, e quando sarà ora di votare quei cinque padri di famiglia si ricorderanno di votare per il candidato prescelto dal capomafia Quando si fanno le liste … si inserisce nella lista scientificamente un rappresentante della famiglia … Quando io ti presento, ti metto in una lista un rappresentante, un cugino alla lontana … Noi lo mettiamo, poi, se ci scoprono, va bene, ma intanto abbiamo governato due o tre anni. Poi cadiamo dalle nuvole e diciamo che non sapevamo chi fosse questa persona. … Questo è un problema di etica, di morale e di deontologia dei politici e di chi fa le liste, perché non può dire che non sa … Il politico non può dire che non sapeva chi fosse questa famiglia mafiosa o che non sapeva che quell’altra fosse mafiosa. Stiamo scherzando? Scientificamente, si opera così. Le liste vengono fatte con questi criteri, non in base alla competenza o all’amore per la politica, ma al numero di voti che uno porta. Questo è un problema che riguarda tutta Italia, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia.” (N. Gratteri, in Commissione Antimafia)

Il giornalista scrive con disprezzo "142 (voti, n.d.r.) per l'esattezza"

(peccato che fossero 146, "per l'esattezza")
"La mafia uccide, il silenzio pure" (P. Impastato)

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