sabato 21 maggio 2016

TAGADA’ LA7 - MUNICIPIO X, ORDINARIA AMMINISTRAZIONE A RISCHIO PARALISI


La giornalista Chiara Privitera, racconta per Tagadà su La7, verità scomode dando voce e ascolto a chi non ne ha. Ne viene fuori la crisi di rappresentanza non solo sindacale, ma anche e soprattutto politica e a pagarne le conseguenze sono i cittadini, soprattutto i più deboli. 2 minuti e mezzo di forte denuncia delle condizioni difficili  in cui vivono lavoratrici e lavoratori del Municipio X e la solita demonizzazione, criminalizzazione e ghettizzazione di chi è incapace di rappresentare la realtà, mentre imperversa la campagna elettorale fatta di annunci e promesse. “Gli ultimi quattro geometri di Ostia chiedono il trasferimento. I rinforzi per l‛organico non sono mai arrivati. Appare più che reale il rischio-paralisi nel X Municipio di Roma, quello di Ostia sciolto per mafia, in cui resta ormai solo un manipolo di impiegati ma dalle armi sempre più spuntate”, che diventano di fatto i capri espiatori. Un appello affinché almeno i Sindacati avvertano il dovere di aprire una discussione pubblica coinvolgendo anche la cittadinanza tutta per parlare del coma della “ordinaria amministrazione” … e sulle spiagge a Castel Porziano è il caos. Gravi le accuse del Sen. Franco Mirabelli (PD), i chioschi sono stati chiusi perché “erano illegali e governati dalla mafia”, che rispondono: “non siamo stati chiusi, non siamo illegali, non siamo governati dalla mafia”, anzi sono parte civile nel processo Mafia Capitale e annunciano querele.
Le ‘verità’ di comodo di un PD (e dei fiancheggiatori) che tenta di calpestare e nascondere la ricerca stessa della verità, per coprire la vergogna del vuoto politico, morale, etico e sociale che hanno creato, attraverso l’edulcorazione, la mistificazione e la delegittimazione.

TAGADA', LA7 - PUNTATA DEL 20 MAGGIO 2016 - LINK DIRETTO A LA7

giovedì 12 maggio 2016

OSTIA, ZANNOLA E I FINANZIAMENTI ELETTORALI DEL 2013

Francesco D'Ausilio (sx) e Paolo Orneli (dx)
all'inaugurazione del comitato elettorale nel 2013
Il Municipio X non andrà al voto il 5 giugno se non per eleggere il Consiglio Comunale e il Sindaco di Roma. Tuttavia il commissariamento per mafia di Ostia non ha impedito al PD, di cui è stato arrestato l'ex-presidente del municipio, Andrea Tassone (PD), nell’inchiesta Mondo di Mezzo, di proporre un proprio candidato al Comune. Si tratta di Giovanni Zannola, anche lui citato nelle pagine di Mafia Capitale, eletto alle scorse amministrative con 1.293 preferenze. Zannola ha ricoperto, durante il mal governo di Tassone, il ruolo di Presidente della III Commissione Permanente Servizi Sociali, Pari Opportunità e Sport, ed è stato membro delle Commissioni Lavori Pubblici e Mobilità ed Attività Produttive e Turismo. Questa scelta del PD dovrebbe presupporre una piena trasparenza sulla persona di Zannola e sui suoi eventuali rapporti con le cooperative di Buzzi e Carminati che hanno imperversato ad Ostia.

I DATI PUBBLICI
Sul sito del Comune di Roma vengono pubblicati (ai sensi dell’art. 14 del Decreto lgs. n. 33/2013), le informazioni riguardanti i componenti degli Organi di indirizzo politico-amministrativo del Municipio X, in carica fino all’8 aprile 2015. Su Giovanni Zannola risulta che abbia ricevuto, in qualità di consigliere municipale, 18.876,59 euro lordi come gettoni presenza tra giugno 2013 e marzo 2015.
Negli anni 2013 e 2014, Zannola non ha assunto altre cariche presso enti pubblici o privati e non ha ricoperto incarichi con oneri a carico della finanza pubblica. A livello patrimoniale, Zannola ha dichiarato di essere proprietario solo di una Renault Clio del 2008 e di non avere alcun bene immobile, così come nessun incarico, quota o azioni societarie. Per la sua campagna elettorale non ha ricevuto alcun finanziamento dal PD e ha speso 2.600 euro in materiale pubblicitario (volantini e manifesti) senza mai indicare la provenienza dei soldi e le fatture di pagamento. Addirittura manca nella documentazione presentata il nome del mandatario, obbligatorio per legge su importi superiori a 2.500 euro (*). Dunque Zannola non solo non ha mai documentato le spese, ma neppure ha specificato dove ha preso i soldi e nemmeno si ha la certezza che le “spese” siano state solo 2.600 euro. Infatti, in data 25 aprile 2013 Zannola ha inaugurato la sede del proprio comitato elettorale in C.so Duca di Genova 42, dimenticando di dichiararne le spese come previsto dalla legge (Legge 10/12/93, n. 515, art. 11, commi 1 e 2). Zannola, che nel 2012 ha percepito solo 2.401,00 euro dalla FIGC (arbitro calcio a 5), non aveva la capacità economica di sostenere queste pur minime spese visto che nel 2014 (redditi 2013) ha dichiarato solo 4.619 euro (redditi assimilabili a lavoratore dipendente, cioè da consigliere municipale) e 750 euro di redditi da attività occasionale, come certificato dal CAF Cinecittà Est.

LA PROVENIENZA DEI SOLDI PER LA CAMPAGNA ELETTORALE DEL PD
Ad Ostia l'attività delle cooperative di Salvatore Buzzi, braccio economico di Massimo Carminati, entrambi imputati di associazione a delinquere di stampo mafioso, è conclamata. Così come i legami di Buzzi con Andrea Tassone (PD), con Enrico Gasbarra (PD e che ha 'imposto' Tassone a presidente del Municipio X) e con Francesco D'Ausilio, ex-capogruppo capitolino del PD sotto Marino e amico, nonché Pigmalione, di Zannola. Per altro la moglie di D'Ausilio, Emanuela Droghei (PD), è stata, nella giunta di Tassone, l'Assessore alle politiche sociali, la stessa 'materia' della III Commissione presieduta proprio da Zannola. Degli 11 consiglieri municipali eletti del PD ben 9 hanno dichiarano di non aver sostenuto alcuna spesa per la campagna elettorale, ma di essersi avvalsi "di mezzi e materiali propagandistici predisposti e messi a disposizione dal partito". Lo stesso per i 4 assessori del PD (solo 1 ha avuto spese per 2.000 euro). Grotteschi i contributi di 1.350 euro ad Andrea Tassone da parte di Ornella Bergamini (consigliere eletta PD che dichiara, per lei, zero spese) e 600 euro da Giuliano Droghei (padre di Emanuela). A tutt'oggi Tassone non ha saldato il debito verso la società Arti Grafiche srl di ben 10.400 euro. I conti della campagna elettorale 2013 del PD ad Ostia proprio non tornano anche perché non li ha controllati nessuno essendo semplici autocertificazioni.

ELEZIONI COMUNALI 2016: QUALE TRASPARENZA?
"Le risultanze dell'accesso hanno posto in rilievo il sostanziale asservimento della struttura politica ed amministrativa del Municipio X agli interessi della criminalità organizzata in un quadro ambientale connotato dall'invasiva presenza di associazioni di stampo mafioso, spesso in conflitto tra loro, di cui è stata rilevata un marcata vocazione al controllo del territorio". Sono le parole del Ministro degli Interni. In effetti ad Ostia abbiamo avuto un ex-minisindaco, Andrea Tassone (PD), arrestato per le sue interessenze con Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Abbiamo il candidato a Sindaco del PD, Roberto Giachetti, che chiede nelle sue liste la massima trasparenza. Abbiamo un candidato del PD proveniente da Ostia, Giovanni Zannola, che si è sottratto con malizia agli obblighi previsti per legge nelle dichiarazioni delle spese elettorali e che, tra i proventi della Festa de l'Unità ad Ostia Antica (da lui organizzata ogni anno), quelli del locale Quore Matto (di cui è locatore ma che sub-affitta rendendolo un pub pur avendo destinazione d'uso 'uffici') e proventi vari legati a più associazioni, colloca Zannola nella dichiarazione dei redditi del 2014 al di sotto della soglia di povertà assoluta. Sarebbe opportuno che Giachetti chiedesse a Zannola di aggiornare i dati e dirci da chi ha preso e da chi prende i soldi per fare della politica un mestiere, una professione.

(*) Legge n.96 del 6 luglio 2012 (art.13, comma 3) la nomina del mandatario (cioè colui che risponde delle entrate) e l'apertura del conto corrente dove far transitare i soldi, è obbligatoria qualora si intenda raccogliere fondi, ricevere servizi o spendere denaro proprio per oltre 2.500 euro. 

giovedì 5 maggio 2016

OSTIA, MAFIA: SIA BUZZI CHE IL QUOTIDIANO LA REPUBBLICA OSANNARONO TASSONE (PD)

Ieri, 4 maggio 2016, durante l’udienza presso l'aula bunker di Mafia Capitale, la responsabilità del commissariamento per mafia del Municipio X è stata addossata ai funzionari amministrativi. Ricordiamo che in realtà è stata colpa del PD corrotto che ha visto coinvolto l'ex minisindaco, Andrea Tassone (PD), in consorteria con Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Per questo lanciamo un appello alla società civile affinché abbia la forza di indignarsi davanti alle mistificazioni che da troppo tempo vengono operate dal PD e da certa stampa 'amica'. Salvatore Buzzi esultava nelle intercettazioni dicendo "Tassone è nostro", ma anche certi giornalisti del quotidiano La Repubblica dal 2013 hanno sostenuto che  Tassone e la sua giunta fossero "la miglior amministrazione mai vista". In allegato il documento su quanto è realmente accaduto da marzo 2013. Basta con i mistificatori. Basta con la finta informazione.
Di seguito, il nostro documento che è possibile reperire in forma completa a questo link.

--------------------------------------------

OSTIA, QUALE COMMISSARIAMENTO PER MAFIA?

PREMESSA
Il Municipio X è stato commissariato per mafia  mediante il combinato degli artt. 143  e 146  del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. La relazione  del Ministro dell’Interno parla chiaro: "le risultanze dell'accesso hanno posto in rilievo il sostanziale asservimento della struttura politica ed amministrativa del Municipio X agli interessi della criminalità organizzata in un quadro ambientale connotato dall'invasiva presenza di associazioni di stampo mafioso, spesso in conflitto tra loro, di cui è stata rilevata un marcata vocazione al controllo del territorio".
Sono dunque emersi  "concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori di cui all’articolo 77 , comma 2, ovvero su forme di condizionamento degli stessi". Sempre secondo la relazione, non esisteva dunque la possibilità di applicare quanto previsto dal comma 5 dello stesso art.143 .
Nella relazione vengono citati (ed entrambi sono stati arrestati) soltanto l’ex presidente del Municipio X, Andrea Tassone (PD), e l’ex direttore dell’Ufficio Tecnico, Aldo Papalini. Non risultano ad oggi altri indagati tra dirigenti e politici del Municipio X. Tale fatto è abbastanza curioso in quanto non solo alla data dello scioglimento di Ostia per mafia (27 agosto 2015) ma addirittura alla data della consegna della relazione prefettizia al Ministro dell'interno (8 luglio 2015), sia Andrea Tassone che Aldo Papalini erano già stati arrestati (rispettivamente, il 4 giugno 2015 e il 4 novembre 2014).
Andrea Tassone si era dimesso il 18 marzo 2015 , rinunciando il 25 marzo alla facoltà di ritirare le dimissioni dopo 20 giorni dalla loro presentazione, fatto questo che porterà il presidente del PD, Matteo Orfini, a sostenere, non si sa su quale base giuridica, che “se il Pd non avesse commissariato Ostia, Roma sarebbe stata sciolta per mafia”. Il PD infatti, prima dell’arresto di Tassone, aveva commissariato il PD locale nominando il senatore Stefano Esposito. Anche Esposito ribadirà che “Ostia non è stata commissariata per Mafia Capitale”.
Aggiungiamo che né Aldo Papalini, né Andrea Tassone  sono indagati per mafia e che i loro arresti domiciliari sono misure cautelari e non derivanti da sentenza definitiva.
Dunque, tecnicamente, seppure i fatti della relazione si riferiscono alla giunta Tassone, il Municipio X non è stato sciolto per mafia ma per le dimissioni di Tassone. Sarà la temporanea amministrazione sotto Sabella ad essere sciolta per ‘mafia’.
Per fare dunque chiarezza, occorre fare riferimento alla seguente tabella cronologica dei fatti:

- 02 dicembre 2014 (esplode Mafia Capitale ed il nome di Tassone compare nelle intercettazioni)
- 22 febbraio 2015 (Stefano Esposito viene scelto come 'commissario PD' del X Municipio)
- 18 marzo 2015 (la Procura di Roma richiede gli arresti in carcere di Tassone)
- 18 marzo 2015 (Tassone si dimette da presidente del X Municipio)
- 25 marzo 2015 (Tassone conferma le dimissioni su ‘indicazione’ di Esposito)
- 09 aprile 2015 (il sindaco di Roma scioglie  il X Municipio per le dimissioni di Tassone)
- 29 aprile 2015 (il sindaco di Roma delega Alfonso Sabella come presidente del X Municipio)
- 29 maggio 2015 (il GIP dispone come misura cautelare, per Tassone, gli arresti domiciliari)
- 04 giugno 2015 (Tassone viene posto agli arresti domiciliari)
- 08 luglio 2015 (il Prefetto di Roma consegna la relazione al Ministro dell'Interno)
- 27 agosto 2015 (il Presidente della Repubblica firma il commissariamento per mafia)

Non si capisce a questo punto quale sia stato “il sostanziale asservimento della struttura politica ed amministrativa del Municipio X agli interessi della criminalità organizzata”

LA MAFIA AD OSTIA
Ad Ostia viene riconosciuta la presenza di una criminalità organizzata composta dai clan Fasciani, Triassi e Spada. Solo i Fasciani hanno avuto di recente una condanna per mafia ma non risultano mai citati nella relazione per aver avuto interessenze con la struttura politica e amministrativa, lo stesso dicasi per il clan Triassi. Diversamente, nella relazione si fa riferimento al clan Spada (caso Papalini) che però non ha mai avuto condanne per associazione di stampo mafioso. Al contrario, sono ben evidenziate le interessenze tra Tassone, Carminati e Buzzi, gli ultimi due indagati per il reato di associazione di stampo mafioso.
Si confonde pertanto una misura amministrativa del territorio (commissariamento) con una esigenza di controllo del territorio stesso da parte delle forze dell'ordine e giudiziarie.

IL COMMISSARIAMENTO DI ROMA E LE NUOVE ELEZIONI
Un ulteriore elemento da tenere in considerazione sono le dimissioni imposte dal presidente del PD, Matteo Orfini, al sindaco di Roma il 12 ottobre 2015, poi ritirate dal sindaco stesso, che verrà infine sfiduciato dalle dimissioni in massa dei consiglieri PD il 30 ottobre 2015, imponendo a Roma un commissariamento di tipo amministrativo, estraneo ai fatti di mafia.
Alle nuove elezioni per il sindaco di Roma potrà partecipare anche il Municipio X che però non potrà votare, in quanto commissariato per mafia, per eleggere il proprio presidente. Inoltre, per tali elezioni, non esiste alcuna dichiarazione di incandidabilità, neppure per Tassone, in quanto ancora non si è giunti a sentenza definitiva da parte del Tribunale di Roma (sempre che risulti qualche altro indagato).

QUALE COMMISSARIAMENTO PER MAFIA?
Riassumendo, Ostia viene commissariata per mafia a seguito ma non in funzione di una relazione di accesso prefettizia promossa dalla Procura di Roma, nota come “Mafia Capitale”, che coinvolge i politici ad esclusione di quelli di Ostia. Tutti candidabili, nessuno indagato.

DIRITTO E DOVERE DI VOTO
Ostia dunque voterà per Roma ma non per il suo territorio. In realtà ad amministrare Ostia rimane sempre Roma perché il Municipio X ha un decentramento solo per la gestione del verde e delle spiagge. La stessa Commissione Prefettizia, appena insediatasi, ha lamentato p.es. di non poter gestire il bilancio o il personale.

SI CHIEDE:
1. di valutare se ci sia stato un eccesso di potere o addirittura un falso ideologico da parte del Ministro dell’Interno nell’affermare la presenza di un “sostanziale asservimento della struttura politica ed amministrativa del Municipio X agli interessi della criminalità organizzata“ in quanto, dopo gli arresti di Papalini e Tassone (non essendoci altri indagati) poteva applicarsi la misura prevista dal comma 5 dell’art.143;
2. di valutare se non ci sia stata ingerenza politica da parte del PD, nella persona del presidente Matteo Orfini, prima a costringere alle dimissioni Andrea Tassone e poi il sindaco di Roma, entrambi democraticamente eletti, con il fine amministrativo di far commissariare per mafia Ostia e di mandare alle elezioni Roma, soprattutto in funzione della frase, ripetuta più volte in pubblico e per mezzo stampa, ma senza alcun fondamento giuridico, che “se il Pd non avesse commissariato Ostia, Roma sarebbe stata sciolta per mafia”;
3. di valutare se la Commissione Prefettizia di Ostia abbia tutti gli strumenti amministrativi per poter “ricondurre alla normalità la vita amministrativa dell’ente”, cioè il Municipio X, in quanto la Commissione non solo risulta essere priva di importanti poteri decisionali, p.es. su bilancio e personale (di competenza dell’amministrazione comunale), ma soprattutto perché, partecipando i cittadini del Municipio X alle votazioni comunali, l’elezione degli organi politici amministrativi di Roma potrebbe risultare contaminata da voti provenienti da un territorio, come il Municipio X, in cui si è riconosciuto il controllo dei voti per la presenza di associazioni di stampo mafioso.

martedì 3 maggio 2016

SCUOLA, SERVIZIO AEC: DROGHEI (PD), ZANNOLA (PD) E SABELLA, TRA CENSURE, SILENZI, MENZOGNE E DOPPIA MORALE.



E’ di oggi la notizia che durante l’ “epocale legalità” targata Alfonso Sabella al Comune di Roma ci siano state anomalie in 1 su 4 appalti, bandi e procedure. Lo dice il rapporto degli ispettori sul controllo della regolarità amministrativa per il 2015 e che denuncia «Troppi affidamenti diretti e proroghe nessuno controlla l’esecuzione dei lavori». Tra i dipartimenti con più irregolarità il Sociale (36%).

E’ di venerdì, 29 aprile scorso, invece una notizia che nessuno ha rilanciato, ma che con il sociale ha molto a che fare, comparsa su Il Messaggero, Cronaca Ostia-Litorale, dal titolo «Nessun coinvolgimento dell’assessore Droghei nelle gare del Municipio» A parlare sono i zelanti Avvocati della sedicente “Dottoressa” al Welfare del Municipio X, Emanuela Droghei (PD), figlia del più noto Giuliano Droghei (passato indenne nel trasformismo dal PCI al PD), sposata con l’ex capogruppo del PD sotto Marino, Francesco D’Ausilio. Lo ‘spazio occupato’ sul quotidiano non riporta una sentenza, ma una lettera di parte in cui si afferma, con imbarazzante impudicizia, che lei, l’Assessora al Welfare nella giunta di Andrea Tassone (PD, arrestato nell’inchiesta “Mondo di mezzo”), non ha avuto alcun coinvolgimento e dunque responsabilità nelle gare del Municipio X, in particolare quelle legate all’assistenza dei bambini disabili a scuola (bando AEC). Se è vero che non è stata raggiunta da alcun avviso di garanzia, non è vero che la sedicente “Dottoressa” al Welfare fosse immune da responsabilità politiche, anche gravi. Ma si sa, il PD frequenta il mercatino delle pulci della doppia morale.


I FATTI

Nella relazione prefettizia della commissione di accesso agli atti del Prefetto Magno si legge: «Pezzo integrante della “squadra” legata al sodalizio è senz’altro Francesco D’Ausilio, consigliere del comune di Roma nonché Capogruppo Pd sposato con DROGHEI Emanuela. Esso non va sottovalutato, ricorrendo il suo nome in tutti gli snodi di “alta amministrazione” che abbiamo esaminato (sostituzione dottoressa Acerbi, debiti fuori bilancio, recupero finanziamenti per verde pubblico). Francesco D’Ausilio ha ricevuto dalla “29 Giugno” di Salvatore Buzzi un finanziamento per la sua campagna elettorale per mille euro. Il mandatario della campagna elettorale era Giuliano Droghei, padre di Emanuela Droghei, assessore al welfare a Ostia dove un bando è stato vinto da coop legate a Buzzi e, di conseguenza a Mafia Capitale».

Nelle intercettazioni tra Buzzi e i suoi compari più volte viene fatto il nome del marito della sedicente “Dottoressa” al Welfare. Lo cita per esempio mentre parla con Carlo Guarany, suo vice nella cooperativa “29 Giugno”: «Gli ho spiegato ‘guarda tu non puoi fa’ …a gamba tesa sulle cooperative … perché noi abbiamo grande libertà d’azione … però nell’ambito de questo, se tu mi chiami e mi dici ‘deve cresce questo’ figurate se non te lo famo cresce
». Francesco D’Ausilio è “veloce, spregiudicato, ambizioso: va a trovare a casa Goffredo Bettini, gran burattinaio del PD romano, fa sponda con Nicola Zingaretti, ma nessuno sa mai bene cosa gli passi per la testa”. E Buzzi aggiunge «Ah, un’altra cosa importante … D’Ausilio sempre per quell’accenno me ferma in Consiglio Comunale e me dice … no, prima me chiede un appuntamento, poi me ferma in Consiglio e me dice: “ehhhh … io so che tu stai con Coratti (Presidente PD del Consiglio Comunale, arrestato) … le cose … però ce sto pure io … le vediamo insieme”. E lì per lì non ho capito, ma mo’ ho capito perché … Gramazio (ex capogruppo di FI in Regione Lazio, arrestato) c’ha fatto ave’ un sacco de’ soldi sul Municipio de Ostia stanno a preparà gli atti per darli tutti a noi …» E Guarany risponde a Buzzi «Perché ad Ostia c’è la moglie di D’Ausilio…».
Anche Carminati intercettato parla di D’Ausilio con Fabrizio Testa: «A proposito de D’Ausilio …. Chiama Giovanni Quarzo di FI e gli dice "sul verde Roma stanno... i soldi". Voi chi c’avete? Allora ha detto “no no io c’ho Salvatore della venti”». E poi: «Digli a Salvatore che con D’Ausilio c’è il problema, c’è la questione del verde!» . Testa ribatte: «Giovanni m’ha detto: Guarda, stiamo vedendo gli accordi perché su ogni consigliere, ogni capogruppo indica un settore dove andare e D’Ausilio pure lui andava sul verde».

Sorge spontanea la domanda: ma dopo pochi anni di matrimonio in casa Droghei-D’Ausilio non si parlano più? Difficile a credersi, ma soprattutto è ancora più difficile credere che la sedicente “Dottoressa” al Welfare non abbia avuto “alcuna responsabilità circa le gare indette, le procedure scelte, le graduatorie redatte in alcuno dei bandi/appalti pubblicati e/o assegnati dal Municipio stesso”, come scrivono i suoi zelanti Avvocati, visto che è lei stessa a dichiarare l’11 dicembre 2014, in un’intervista rilasciata a Il Tempo, a firma di Silvia Mancinelli, che «Abbiamo indetto a settembre un nuovo bando per sei mesi (si riferisce al bando AEC n.d.r.). Me lo diranno gli enti preposti se ci sono irregolarità». La sedicente “Dottoressa” al Welfare non solo non ha mai preso le distanze da quella gara, ma addirittura esiste nei suoi confronti un denuncia/querela in Procura. Ricordiamo alla sedicente “Dottoressa” al Welfare del PD, ma soprattutto ai suoi zelanti Avvocati, che un Assessore detta l’indirizzo politico, dando mandato agli uffici competenti. Come riporta, per altro, anche il codice degli appalti del Comune di Roma redatto dall’ex Assessore alla Legalità, Alfonso Sabella, «ma di pari evidenza è il potere-dovere degli organi di governo di vigilare affinché siffatte determinazioni risultino aderenti all’indirizzo politico e, soprattutto, conformi al rigoroso rispetto delle leggi e dei regolamenti in vigore». Quindi l’ “estraneità” di cui parlano i zelanti Avvocati della sedicente “Dottoressa” al Welfare è imbarazzante.

Per altro questa imbarazzante quanto fantomatica “estraneità” ha avuto ripercussioni anche dopo lo scioglimento del consiglio municipale. Infatti, il meccanismo interrotto per le vicende burocratiche di un bando sbagliato ha provocato una serie di proroghe, altrettanto illegittime (di cui i cittadini ringraziano anche l’ex Assessore alla Legalità, nonché ex Delegato per il Litorale, Alfonso Sabella, sciolto per mafia), innescando un circolo vizioso che ha di fatto costretto il Municipio X a pagare due volte lo stesso servizio, oltre al risarcimento danni a chi ha subito perdite professionali (il Tar del Lazio con sentenza del 20.05.2015 ha condannato Roma Capitale alla rifusione delle spese di giudizio nei confronti di una Onlus che aveva denunciato le irregolarità e definisce i criteri per l’assegnazione “illogici”, fatto che ha messo in forte difficoltà anche il Prefetto Domenico Vulpiani (PUNTATA DELLE IENE).

 

I SILENZI DI DROGHEI, ZANNOLA E SABELLA

I zelanti Avvocati della sedicente “Dottoressa” al Welfare però non accennano minimamente ad alcuni fatti importanti. Ad esempio, nulla dicono nel loro ‘spazio occupato’ su Il Messaggero, sulla vicenda della sede legale concessa a Virtus Italia Onlus da parte di un’associazione di Ostia, legata al Presidente della Commissione Servizi Sociali Giovanni Zannola (PD), finito nelle intercettazioni di Mafia Capitale con le due signore in "rosso" delle occupazioni (LINK 1). Senza quel “prestito della sede legale” la Virtus Italia Onlus, non operando nel X Municipio, non avrebbe potuto partecipare al bando che, coincidenza, poi ha vinto. Nonostante Zannola sia 'chiaccherato' e sotto Tassone non abbia visto, sentito e detto niente, ma si sia agitato molto anche come accompagnatore di Libera-Uisp alla consegna delle buste per il bando delle spiagge, è candidato nelle liste del PD al Comune di Roma con Giachetti Sindaco.

Ancora. I zelanti Avvocati nulla dicono sul perché, la sedicente “Dottoressa” al Welfare, non abbia preso subito le distanza se era “estranea”, visto che ha dichiarato in un comunicato minaccioso contro ‘quella’ stampa che faceva semplicemente il suo dovere, quello di informare, che «Il bando è stata una procedura dovuta, vista l'entità del servizio da assegnare. Come l'assessore Sabella avrà modo di spiegare».
Così come non si capisce il motivo per cui Sabella, che anche nel suo libro “Capitale Infetta” cita questo bando, non ha denunciato nero su bianco o in qualsiasi forma scritta i responsabili che hanno redatto il bando, visto che aveva chiesto verbalmente una sospensione in autotutela.
Infine, i zelanti Avvocati della sedicente “Dottoressa” al Welfare non chiariscono nemmeno perché la loro assistita abbia firmato con il titolo di “Dottoressa”, senza averne i requisiti (LINK 2), il verbale di commissione del 3 dicembre del 2014 avente all’ordine del giorno proprio “l’assegnazione dei lotti servizio AEC anno scolastico 2014/2015” alla presenza anche di E. Sanchi, rappresentante legale dell’associazione Virtus Italia Onlus (la coop che faceva parte della galassia di imprese legate al sistema Buzzi-Carminati).

A tutte queste domande non rispondono, eppure, come dice Davigo, "che cosa impedisce alla Politica di fare un’autonoma valutazione?” Niente e nessuno, se non la propria cattiva coscienza che predica la doppia morale e ordina la censura per quei giornalisti che fanno semplicemente il loro dovere occupando uno 'spazio' sullo stesso giornale in cui si è parlato di fatti e raccontato la verità. Fino ad arrivare alla vergognosa spudoratezza di scrivere, in un comunicato stampa “Stiamo facendo pagare le conseguenze della crisi finanziaria del Comune alle persone più deboli: tutto ciò è inammissibile. […] Non si può più accettare il disimpegno nel settore dell’assistenza” (G. Zannola, candidato alle Comunali nella lista del PD per Giachetti, 3 Maggio 2016 - LINK 3). 

Roba da PD, "puoi dirlo forte"