Ieri, 4 maggio 2016, durante l’udienza presso l'aula bunker di Mafia Capitale, la responsabilità del commissariamento per mafia del Municipio X è stata addossata ai funzionari amministrativi. Ricordiamo che in realtà è stata colpa del PD corrotto che ha visto coinvolto l'ex minisindaco, Andrea Tassone (PD), in consorteria con Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Per questo lanciamo un appello alla società civile affinché abbia la forza di indignarsi davanti alle mistificazioni che da troppo tempo vengono operate dal PD e da certa stampa 'amica'. Salvatore Buzzi esultava nelle intercettazioni dicendo "
Tassone è nostro", ma anche certi giornalisti del quotidiano La Repubblica dal 2013 hanno sostenuto che Tassone e la sua giunta fossero "
la miglior amministrazione mai vista". In allegato il documento su quanto è realmente accaduto da marzo 2013. Basta con i mistificatori. Basta con la finta informazione.
Di seguito, il nostro documento che è possibile reperire in forma completa a questo
link.
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OSTIA, QUALE COMMISSARIAMENTO PER MAFIA?
PREMESSA
Il Municipio X è stato commissariato per mafia mediante il combinato degli artt. 143 e 146 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. La relazione del Ministro dell’Interno parla chiaro: "
le risultanze dell'accesso hanno posto in rilievo il sostanziale asservimento della struttura politica ed amministrativa del Municipio X agli interessi della criminalità organizzata in un quadro ambientale connotato dall'invasiva presenza di associazioni di stampo mafioso, spesso in conflitto tra loro, di cui è stata rilevata un marcata vocazione al controllo del territorio".
Sono dunque emersi "
concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori di cui all’articolo 77 , comma 2, ovvero su forme di condizionamento degli stessi". Sempre secondo la relazione, non esisteva dunque la possibilità di applicare quanto previsto dal comma 5 dello stesso art.143 .
Nella relazione vengono citati (ed entrambi sono stati arrestati) soltanto l’ex presidente del Municipio X, Andrea Tassone (PD), e l’ex direttore dell’Ufficio Tecnico, Aldo Papalini. Non risultano ad oggi altri indagati tra dirigenti e politici del Municipio X. Tale fatto è abbastanza curioso in quanto non solo alla data dello scioglimento di Ostia per mafia (27 agosto 2015) ma addirittura alla data della consegna della relazione prefettizia al Ministro dell'interno (8 luglio 2015), sia Andrea Tassone che Aldo Papalini erano già stati arrestati (rispettivamente, il 4 giugno 2015 e il 4 novembre 2014).
Andrea Tassone si era dimesso il 18 marzo 2015 , rinunciando il 25 marzo alla facoltà di ritirare le dimissioni dopo 20 giorni dalla loro presentazione, fatto questo che porterà il presidente del PD, Matteo Orfini, a sostenere, non si sa su quale base giuridica, che “
se il Pd non avesse commissariato Ostia, Roma sarebbe stata sciolta per mafia”. Il PD infatti, prima dell’arresto di Tassone, aveva commissariato il PD locale nominando il senatore Stefano Esposito. Anche Esposito ribadirà che “
Ostia non è stata commissariata per Mafia Capitale”.
Aggiungiamo che né Aldo Papalini, né Andrea Tassone sono indagati per mafia e che i loro arresti domiciliari sono misure cautelari e non derivanti da sentenza definitiva.
Dunque, tecnicamente, seppure i fatti della relazione si riferiscono alla giunta Tassone, il Municipio X non è stato sciolto per mafia ma per le dimissioni di Tassone. Sarà la temporanea amministrazione sotto Sabella ad essere sciolta per ‘mafia’.
Per fare dunque chiarezza, occorre fare riferimento alla seguente tabella cronologica dei fatti:
- 02 dicembre 2014 (esplode Mafia Capitale ed il nome di Tassone compare nelle intercettazioni)
- 22 febbraio 2015 (Stefano Esposito viene scelto come 'commissario PD' del X Municipio)
- 18 marzo 2015 (la Procura di Roma richiede gli arresti in carcere di Tassone)
- 18 marzo 2015 (Tassone si dimette da presidente del X Municipio)
- 25 marzo 2015 (Tassone conferma le dimissioni su ‘indicazione’ di Esposito)
- 09 aprile 2015 (il sindaco di Roma scioglie il X Municipio per le dimissioni di Tassone)
- 29 aprile 2015 (il sindaco di Roma delega Alfonso Sabella come presidente del X Municipio)
- 29 maggio 2015 (il GIP dispone come misura cautelare, per Tassone, gli arresti domiciliari)
- 04 giugno 2015 (Tassone viene posto agli arresti domiciliari)
- 08 luglio 2015 (il Prefetto di Roma consegna la relazione al Ministro dell'Interno)
- 27 agosto 2015 (il Presidente della Repubblica firma il commissariamento per mafia)
Non si capisce a questo punto quale sia stato “il sostanziale asservimento della struttura politica ed amministrativa del Municipio X agli interessi della criminalità organizzata”
LA MAFIA AD OSTIA
Ad Ostia viene riconosciuta la presenza di una criminalità organizzata composta dai clan Fasciani, Triassi e Spada. Solo i Fasciani hanno avuto di recente una condanna per mafia ma non risultano mai citati nella relazione per aver avuto interessenze con la struttura politica e amministrativa, lo stesso dicasi per il clan Triassi. Diversamente, nella relazione si fa riferimento al clan Spada (caso Papalini) che però non ha mai avuto condanne per associazione di stampo mafioso. Al contrario, sono ben evidenziate le interessenze tra Tassone, Carminati e Buzzi, gli ultimi due indagati per il reato di associazione di stampo mafioso.
Si confonde pertanto una misura amministrativa del territorio (commissariamento) con una esigenza di controllo del territorio stesso da parte delle forze dell'ordine e giudiziarie.
IL COMMISSARIAMENTO DI ROMA E LE NUOVE ELEZIONI
Un ulteriore elemento da tenere in considerazione sono le dimissioni imposte dal presidente del PD, Matteo Orfini, al sindaco di Roma il 12 ottobre 2015, poi ritirate dal sindaco stesso, che verrà infine sfiduciato dalle dimissioni in massa dei consiglieri PD il 30 ottobre 2015, imponendo a Roma un commissariamento di tipo amministrativo, estraneo ai fatti di mafia.
Alle nuove elezioni per il sindaco di Roma potrà partecipare anche il Municipio X che però non potrà votare, in quanto commissariato per mafia, per eleggere il proprio presidente. Inoltre, per tali elezioni, non esiste alcuna dichiarazione di incandidabilità, neppure per Tassone, in quanto ancora non si è giunti a sentenza definitiva da parte del Tribunale di Roma (sempre che risulti qualche altro indagato).
QUALE COMMISSARIAMENTO PER MAFIA?
Riassumendo, Ostia viene commissariata per mafia a seguito ma non in funzione di una relazione di accesso prefettizia promossa dalla Procura di Roma, nota come “Mafia Capitale”, che coinvolge i politici ad esclusione di quelli di Ostia. Tutti candidabili, nessuno indagato.
DIRITTO E DOVERE DI VOTO
Ostia dunque voterà per Roma ma non per il suo territorio. In realtà ad amministrare Ostia rimane sempre Roma perché il Municipio X ha un decentramento solo per la gestione del verde e delle spiagge. La stessa Commissione Prefettizia, appena insediatasi, ha lamentato p.es. di non poter gestire il bilancio o il personale.
SI CHIEDE:
1. di valutare se ci sia stato un eccesso di potere o addirittura un falso ideologico da parte del Ministro dell’Interno nell’affermare la presenza di un “sostanziale asservimento della struttura politica ed amministrativa del Municipio X agli interessi della criminalità organizzata“ in quanto, dopo gli arresti di Papalini e Tassone (non essendoci altri indagati) poteva applicarsi la misura prevista dal comma 5 dell’art.143;
2. di valutare se non ci sia stata ingerenza politica da parte del PD, nella persona del presidente Matteo Orfini, prima a costringere alle dimissioni Andrea Tassone e poi il sindaco di Roma, entrambi democraticamente eletti, con il fine amministrativo di far commissariare per mafia Ostia e di mandare alle elezioni Roma, soprattutto in funzione della frase, ripetuta più volte in pubblico e per mezzo stampa, ma senza alcun fondamento giuridico, che “se il Pd non avesse commissariato Ostia, Roma sarebbe stata sciolta per mafia”;
3. di valutare se la Commissione Prefettizia di Ostia abbia tutti gli strumenti amministrativi per poter “ricondurre alla normalità la vita amministrativa dell’ente”, cioè il Municipio X, in quanto la Commissione non solo risulta essere priva di importanti poteri decisionali, p.es. su bilancio e personale (di competenza dell’amministrazione comunale), ma soprattutto perché, partecipando i cittadini del Municipio X alle votazioni comunali, l’elezione degli organi politici amministrativi di Roma potrebbe risultare contaminata da voti provenienti da un territorio, come il Municipio X, in cui si è riconosciuto il controllo dei voti per la presenza di associazioni di stampo mafioso.