lunedì 14 dicembre 2015
COMMISSIONE ANTIMAFIA, LE STRUMENTALIZZAZIONI DI FEDERICA ANGELI
Riportiamo qui di seguito la sbobinatura degli interventi dell'On. Rosy Bindi, Presidente della Commissione Antimafia, nella conferenza stampa tenutasi presso la Guardia di Finanza di Via della Fiamme Gialle ad Ostia, mercoledì 9 dicembre 2015 alle 15:11. PER OPPORTUNA E CORRETTA INFORMAZIONE.
Alla domanda di Federica Angeli sulle ‘finte’ associazioni antimafia e sulla 'dis'-informazione locale (due delle ossessioni della Angeli), La Bindi non risponde sul caso Ostia, come strumentalmente ha voluto far credere la Angeli e La Repubblica, bensì dice semplicemente “E’ evidente che tra i tanti casi che si sono verificati in Italia in questo periodo Ostia sarà oggetto della nostra attenzione […] non siamo abituati a sparare sentenze”. Si evince chiaramente, dagli interventi degli Onorevoli e dei Senatori presenti, che durante le audizioni tenutesi la mattina e che sono state secretate, si è parlato delle infiltrazioni nella macchina amministrativa municipale, nelle concessioni demaniali e nella politica. Infine, l'ultima parte della conferenza stampa, che La Repubblica ha montato con l'evidente volontà di mistificare la realtà, è dedicata ai casi della Campania e della Calabria e non di Ostia. Il video della conferenza stampa è disponibile al seguente LINK. Rinnoviamo piena condivisione delle parole dell'On. Rosy Bindi, come già fatto nei giorni scorsi ( LINK) e auspichiamo quanto prima che venga ripristinata la verità dei fatti.
"Buonasera a tutti e grazie di essere qui. Oggi abbiamo iniziato il nostro approfondimento su Ostia all’interno di un’inchiesta più ampia che la nostra Commissione sta svolgendo ormai da circa 1 anno su Mafia Capitale. Da oggi abbiamo iniziato o meglio ripreso un approfondimento su Ostia con una missione specifica che ci ha portato qui. Ringraziamo la Guardia di Finanza per l’ospitalità. Abbiamo ritenuto e riteniamo che l’approfondimento su Ostia per la nostra inchiesta sia particolarmente importante non solo perché qui vivono circa 300mila persone. Questo Municipio è più grande di molte città capoluogo nel nostro Paese ed è più numeroso della città di Reggio Calabria che era stata la città capoluogo sciolta per infiltrazione mafiose ed ha un numero di abitanti minore del Municipio di Ostia. Avevamo iniziato il nostro approfondimento oltre che con la Procura naturalmente, sentendo l’Assessore alla Legalità, l’Assessore Sabella e oggi siamo venuti qua per ascoltare la Commissione Prefettizia che è stata nominata dopo lo scioglimento decretato dal Governo. Abbiamo anche ascoltato il Comandante delle forze di Polizia, abbiamo ascoltato la Direttrice del X Municipio, l’Arch. Cinzia Esposito, ci scusiamo molto per non essere riusciti oggi ad ascoltare le parti sociali, in maniera particolare l’associazione Libera, l’associazione anti-racket, l’associazione Federbalneari che ascolteremo la prossima settimana in sede. Ci scusiamo molto con loro ma i nostri lavori questa mattina si sono protratti per necessari e doverosi approfondimenti da parte nostra e questo pomeriggio al Senato sono previste votazioni. I Senatori devono rientrare e quindi abbiamo dovuto interrompere. Per noi è stata una mattina molto importante, abbiamo attraverso gli incontri che abbiamo avuto ci siamo confermati sulla opportunità e bontà della decisione assunta dal Governo quando ha deciso di commissariare questo Municipio, decisione che è nata, come sapete, da una situazione che si è venuta a creare sicuramente con l’inchiesta di Mafia Capitale e ha visto anche le dimissioni del Presidente del Municipio, ma che, come tutti sanno, trova le sue motivazioni in una presenza di criminalità organizzata locale che opera in questo territorio e che rivendica l’occupazione, la padronanza di questo territorio da molto tempo. E quindi la decisione del governo è stata una decisione giusta e oggi ce ne siamo più che mai convinti e confermati. Riteniamo che questa sia un’occasione molto importante per questo Municipio, per questo territorio, per le forze sane di questa comunità, per le tante associazioni che ci sono, ma soprattutto per i cittadini comuni che devono poter vivere in questo territorio senza dover vedere compromessa la loro libertà, la loro sicurezza, senza subire nessuna padronanza che non sia quella della Legge. E per questo motivo noi siamo stati molto incalzanti e molto esigenti, soprattutto con la Commissione Prefettizia alla quale abbiamo chiesto di avere coraggio. Certo non mancherà il coraggio e non abbiamo motivo di dubitare che questo coraggio ci sarà, ma è assolutamente necessario si approfitti finalmente, dopo molti anni, per creare una vera discontinuità in questo territorio. Che si faccia un’analisi approfondita di tutto ciò che già la Commissione Magno aveva indicato sulle concessioni, sulla gestione del Litorale, su tutte le grandi questioni che riguardano questa comunità. Che si intervenga suoi ruoli amministrativi di questo Municipio, laddove se ne ravvisa la necessità naturalmente, ma sappiamo bene che se la situazione è stata così critica in questi anni è anche perché i poteri criminali hanno trovato degli interlocutori anche nella Pubblica Amministrazione, anche nella Politica e che si sia altrettanto seri e impietosi nei confronti di quelle parti della società di questa comunità che sono in qualche modo avvantaggiati dalla presenza dei poteri criminali, magari non necessariamente collusi, ma semplicemente indifferenti, silenziosi e magari capaci di trarne vantaggio. Abbiamo anche ascoltato come sapete il responsabile ad interim delle forze di Polizia Locale e così l’attuale Direttrice del Municipio. Anche a loro abbiamo naturalmente chiesto di proseguire nel loro lavoro e soprattutto abbiamo assicurato tutto l’appoggio della Commissione, la Commissione Parlamentare Antimafia, perché la Commissione Prefettizia, perché l’Architetto Direttrice di questo Municipio, perché tutte le forze sane di questa comunità abbiano l’appoggio da parte del Governo, che significa dotare questo Municipio del personale amministrativo che ha le competenze giuste, dotare la Commissione di poteri anche straordinari per intervenire e così l’appoggio della nostra Commissione nei confronti di quanti davvero vogliono approfittare di questa decisione che finalmente è stata assunta per creare una rottura con il passato e restituire questa comunità a tutte le sue straordinarie possibilità. Questo è l’affaccio sul mare della Capitale, questo è un territorio di grandi potenzialità, ed è giusto che queste siano messe a disposizione di tutti e non siano invece, come dicevo, prigioniere di chi ha voluto approfittarne in questi anni. Grazie. Sono sicura che i colleghi a partire dal capogruppo del PD al vice Presidente Gaetti e gli altri rappresentanti di Sinistra Italiana e del Movimento 5 Stelle vorranno aggiungere qualcosa alle mie parole.
Seguono gli interventi di Mirabelli (PD), Costantino (Sinistra Italiana), Gaetti e Nutti (M5S) e si evince chiaramente che durante le audizioni si è parlato delle infiltrazioni nella macchina amministrativa municipale, nelle concessioni demaniali e nella politica (disponibili sempre al medesimo LINK
Alla domanda di Federica Angeli sulle ‘finte’ associazioni antimafia e sull’informazione locale, questa la risposta integrale:
Credo sicuramente come loro sanno noi come Commissione Parlamentare abbiamo iniziato un’inchiesta sull’antimafia proprio perché riteniamo che spesso la Mafia sa usare anche l’antimafia e come ci sono delle associazioni che hanno la loro ragione sociale nel combattere la Mafia ci sono delle associazioni che nel nome dell’antimafia creano confusione e finiscono appunto per essere a favore delle Mafie, che magari sono anche in alcuni casi i loro finanziatori. E’ evidente che tra i tanti casi che si sono verificati in Italia in questo periodo, Ostia sarà oggetto della nostra attenzione. Abbiamo dato prova in questi primi due anni di lavoro che non siamo abituati a sparare sentenze, non è il nostro compito, questo lo fanno i magistrati. Facciamo un lavoro di conoscenza seria per offrire elementi di conoscenza e anche per intervenire nelle modifiche della legislazione laddove si renda necessario. Quindi, sul caso di Ostia, anche oggi ci siamo confermati che c’è la necessità di fare un lavoro proprio nella nostra inchiesta sull’antimafia. Come sapete abbiamo lavorato anche con un Comitato su Mafia e Informazione, in quel Comitato che ha già concluso con una relazione che mi auguro presto andrà alla discussione dei due rami del Parlamento. Abbiamo incontrato e audito molti giornalisti che sono oggetto di intimidazione da parte delle Mafie che chi fa corretta informazione spesso è oggetto di minacce da parte delle Mafie, sapete che molti giornalisti sono stati uccisi dalle Mafie proprio perché facevano il loro dovere, ma abbiamo anche nella nostra relazione messo in evidenza che come c’è dell’informazione che combatte la Mafia ed è minacciata dalla Mafia, c’è un’informazione che è in mano alle Mafie per fare controinformazione. Ci sono degli editori che sono in mano alle Mafie e noi li abbiamo denunciati. E quindi volevo rassicurare che il caso di Ostia sarà preso in esame”.
Alla domanda di Mirko Polisano de Il Messaggero, sull’ipotesi di incandidabilità dei consiglieri l’On. Rosy Bindi risponde:
Se c’è un aspetto che è risultato chiaro dall’inizio di questa vicenda che non è stato nascosto da nessuno è la conferma che dove c’è mafia c’è il rapporto con la politica e c’è anche consenso sociale per altro. E’ risultato talmente chiaro che vorrei ricordare qua che le dimissioni di Presidente e Assessori del Municipio sono avvenuti prima dell’intervento della Magistratura. Quindi nessuno intende coprire le responsabilità di alcuno. La vicenda Mafia Capitale è iniziata (la nostra Commissione l’ha già chiarito insieme alla Procura) e ha avuto il suo salto di qualità con l’amministrazione Alemanno, ma noi non abbiamo mai negato che ci fosse anche stata la capacità di incidere e in qualche modo corrompere e compromettere anche l’amministrazione che poi, come voi sapete, ha visto il termine con le dimissioni dei consiglieri di maggioranza (Marino, n.d.r.). Quindi, non appartiene a questa Commissione e dall’altra parte per quanto riguarda poi la candidabilità questa è rimessa alle forze politiche. Saranno i partiti che decideranno. Come Commissione Antimafia continueremo ad applicare il nostro codice chiaramente o quanto meno a fare la fotografia delle candidature come abbiamo già fatto con il nostro codice che magari avrà bisogno di un ulteriore approfondimento. E’ il nostro codice che ci orienta che è approvato non da una forza politica ma da tutte le forze politiche che fanno parte della Commissione. Poi, la candidabilità le responsabilità politiche sono dei partiti e quindi io mi astengo da Presidente dal parlare da questo punto di vista. Ho le mie idee, ma credo che siano note e non devo ripeterle qui […]
La parte finale riportata nel video de La Repubblica, è la risposta ad una giornalista che chiede a che punto si è con l’audizione sui fatti di Calabria e Campania:
“Il nostro scopo è anche quello di togliere le ombre. Non è bene che, perché c’è qualcuno che sbaglia venga delegittimato un lavoro straordinario che è stato fatto in questi anni di lotta alla mafia da parte di magistrati, di forze di polizia, di associazioni e quant’altro. Anzi. Vogliamo rilanciare quest’opera e da certi punti di vista secolarizzarla anche, nel senso che per fare l’antimafia non bisogna essere né essere eroi né professionisti. Bisogna essere cittadini che fanno il loro dovere, giornalisti che fanno il loro dovere, magistrati che fanno il loro dovere, finanzieri che fanno il loro dovere, politici che fanno il loro dovere, preti che fanno il loro dovere, questa è l’antimafia. Se sono diventati eroi è perché noi non abbiamo fatto la nostra parte. Se ciascuno di noi fa la propria parte non c’è bisogno di eroi e quindi questo è il senso del nostro lavoro”.
mercoledì 9 dicembre 2015
ROSY BINDI - SULL'ANTIMAFIA AD OSTIA FINALMENTE SI INIZIA A FARE CHIAREZZA
Nel giorno della riunione della Commissione Antimafia ad Ostia esce un articolo pesante sull'associazione antimafia "Libera" de Il Fatto Quotidiano. L'avevano denunciato il M5S, l'aveva denunciato anche Luna Nuova in più occasioni. Per chi vuole capire e approfondire questo è il LINK all’articolo, che getta una nuova luce sulle parole dell’On. Rosy Bindi. Qui di seguito la sbobinatura dell’intervento della Presidente Bindi sul tema dell' "antimafia" dal video di Francesco Giovannetti per La Repubblica (VIDEO). Premesso che lo confronteremo con la registrazione integrale (si tratta di un montaggio fatto da Repubblica TV che speriamo sia stato fatto in modo onesto) ve lo proponiamo non solo perché condividiamo parola per parola l’intervento dell'On. Bindi, ma perché si comincia a far chiarezza su quanto da noi auspicato da mesi. Poiché tra le associazioni menzionate nei comunicati stampa dei giorni scorsi si invitava a fare chiarezza su Associazione daSUD, Comitato Civico 2013, I cittadini contro le mafie e la corruzione, Libera - Nomi e numeri contro le mafie e Luna Nuova, siamo felici che Luna Nuova e Comitato Civico 2013 non facciano parte delle “associazioni che hanno la loro ragione sociale nel combattere la mafia”. Entrambe le associazioni non solo non sono associazioni antimafia, ma sono addirittura associazioni informali e non hanno mai ricevuto nemmeno un euro di finanziamento né pubblico né privato.
“Noi come Commissione parlamentare abbiamo iniziato un’inchiesta sull’antimafia, proprio perché riteniamo che spesso la Mafia sa usare anche l’antimafia. E come ci sono delle associazioni che hanno la loro ragione sociale nel combattere la mafia, ci sono delle associazioni che nel nome dell’antimafia creano confusione e finiscono appunto per essere a favore delle mafie che magari sono anche in alcuni casi sono i loro finanziatori. Il nostro scopo è anche quello di togliere le ombre. Non è bene che, perché c’è qualcuno che sbaglia venga delegittimato un lavoro straordinario che è stato fatto in questi anni di lotta alla mafia da parte di magistrati, di forze di polizia, di associazioni e quant’altro. Anzi. Vogliamo rilanciare quest’opera e da certi punti di vista secolarizzarla anche, nel senso che per fare l’antimafia non bisogna essere né essere eroi né professionisti. Bisogna essere cittadini che fanno il loro dovere, giornalisti che fanno il loro dovere, magistrati che fanno il loro dovere, finanzieri che fanno il loro dovere, politici che fanno il loro dovere, preti che fanno il loro dovere, questa è l’antimafia. Se sono diventati eroi è perché noi non abbiamo fatto la nostra parte. Se ciascuno di noi fa la propria parte non c’è bisogno di eroi e quindi questo è il senso del nostro lavoro”.
Queste infine alcune dichiarazione alle agenzie di stampa di alcuni membri della Commissione.
«Nonostante il lavoro straordinario della magistratura e una avvenuta consapevolezza da parte delle forze politiche, il quadro ad Ostia rimane inquietante e preoccupante. Siamo solo all'inizio del lavoro»: lo ha detto il deputato di Sinistra Italiana Celeste Costantino, componente della Commissione Antimafia, intervenendo in conferenza stampa dopo l'incontro tra l'Antimafia e la Commissione prefettizia che sta gestendo il municipio. «È necessaria una maggiore consapevolezza dei cittadini sulla complessità di questo territorio, complessità che ha riflessi anche a livello nazionale», ha concluso Costantino. «A Ostia sono emerse responsabilità anche di tipo politico che non vanno sottovalutate nel comprendere il potere che hanno assunto le mafie». Così il deputato Cinque Stelle Riccardo Nuti, in conferenza stampa ad Ostia, dopo l'incontro tra la Commissione Antimafia e la Commissione prefettizia che sta gestendo il municipio. «La vicenda di Ostia, municipio in cui è stato arrestato il presidente Andrea Tassone del Pd per legami con mafia capitale, dimostra che la criminalità organizzata riesce ad infiltrarsi in un comune quando la politica lo permette. Il collante è la corruzione che spesso è il linguaggio comune tra mafiosi e politici», hanno fatto notare Nuti e il senatore Luigi Gaetti, anche lui M5S e vicepresidente dell'Antimafia. «È evidente come lo scioglimento e il commissariamento non bastino per liberare Ostia dalla mafia: serve personale competente ma soprattutto che i partiti politici responsabili in questi anni, in primis il Pd, siano lontani da Osia, da Roma e non instaurino una lotta per spartirsi il territorio e gli interessi economici legati ad esso», hanno concluso i due componenti dell'Antimafia presenti ad Ostia. (ANSA)
LIBERA: CONSULENZE, SOLDI PUBBLICI E VELENI
L'avevano denuciato il M5S, l'avevamo denunciato anche noi in più occasioni (LINK). Per chi vuole capire, approfondire e Libera-rsi dai dogmi.
L’ultimo direttore, Luigi Lochi, è stato eletto da appena un mese e già si ritrova al centro di un conflitto di interessi che nessuno finora a ritenuto di dover affrontare. Il penultimo, Enrico Fontana (sotto la cui egida è nata l'associazione daSud n.d.r.) si è dovuto dimettere all’inizio dell’estate per un incontro con due politici finiti nel calderone di Mafia Capitale. Il terzultimo era una donna, Francesca Rispoli, amica del PD Davide Mattiello, relatore del ddl sulla modifica del 416ter. Anche lei nel settembre 2013 ha dovuto lasciare l’incarico: non aveva segnalato in tempo a Don Ciotti che quella riforma, targata Nazareno, era persino peggiore della norma precedente, esponendolo ad una pubblica retromarcia. Ma non è tutto. A giugno dell’anno scorso si è dimesso pure il Vice Presidente Carlo Andorlini: coinvolto in un’indagine della Corte dei Conti su alcune spese ordinate quando era a capo-gabinetto del Sindaco a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze. Uno, due, tre dimissioni ‘imbarazzanti’ nel giro di un anno, strappi consumati in silenzio, senza clamore, all’interno di un’associazione che funziona come una holding da quasi 5 milioni di euro all’anno, e nello stesso tempo viene descritta come una struttura arcaica, chiusa come una setta e riservata fino alla paranoia: quella che lo stesso Presidente Onorario, Nando Dalla Chiesa, definisce “una creatura fondata sul potere carismatico, dove la leadership non si discute”.
La leadership è quella di Don Ciotti e le dimissioni a catena costellano l’ultimo capitolo della storia di Libera, una galassia che raccogli 1.500 associazioni, gestisce 1.400 ettari di terreni confiscati ai boss, ed è considerata il totem indiscusso dell’antimafia sociale. Non solo. Libera è l’invenzione stessa dell’antimafia, che per la prima volta, dopo Capaci e Via D’Amelio, esce dalle aule dei tribunali e si ramifica sul territorio dove ancora fumanti le macerie del tritolo di Cosa Nostra. Vent’anni sono passati dal quel 1995 quando Don Ciotti a Palermo fonda la sua associazione, povera tra i poveri, infiltrandosi nel cuore delle borgate mafiose, nelle case, nelle scuole, per insegnare il rifiuto di Cosa Nostra e del suo strapotere. Ma oggi? Che ne è oggi di teologia della liberazione antimafiosa, di quella visione rivoluzionaria del Vangelo? La sensazione è che tutto sia cambiato, a partire dall’idea stessa di antimafia, oggi fagocitata dal sistema, perché sempre più succube della necessità di assicurarsi risorse finanziarie. Al punto che il Presidente del Senato, Pietro Grasso, recentemente ha voluto ricordare che “serve un’antimafia umile, per un fine comune, che non è certo quello di essere l’associazione più visibile o finanziata”. Lo stesso Don Ciotti ha più volte messo in guardia dai rischi di una banalizzazione dell’impegno contro le cosche: “l’antimafia – ha detto – è ormai una carta di identità, non un fatto di coscienza. Se la eliminassimo, forse sbugiarderemmo quelli che ci hanno costruito sopra una falsa reputazione”. Ma qualcuno osserva che pure Libera , come le altre associazioni che hanno nello Statuto il contrasto alla cultura mafiosa, è diventata una campionessa nel fare incetta di finanziamenti pubblici.
L’organizzazione ha chiuso il bilancio 2014 in attivo di 207.317 euro, con disponibilità liquide pari a 883.431 euro e crediti per 1 milione e 81 mila euro, quasi tutti nei confronti di enti pubblici. La gestione dei beni confiscati, in convenzione con enti come Unioncamere, Telecom, Unicredit, frutta 60 mila euro. Le entrate dei diritti d’autore, 5 per mille, Fondazione Unipolis e raccolta fondi ammontano a 1 milione 268 mila euro. Solo Unipolis, la Fondazione di Unipol, che fa riferimento alla Lega Coop, sgancia ogni anno 70 mila euro. Poi c’è il capitolo dei finanziamenti europei, come quello del Pon Sicurezza da 1 milione e 416 mila euro, per migliorare la gestione dei beni confiscati, assegnati al Consorzio Sviluppo e Legalità, che raccoglie alcune cooperative della galassia antimafia in provincia di Palermo. Soldi, progetti, Pon, questo è il nuovo alfabeto di Libera, che fa storcere il naso a tanti veterani del volontariato sociale, innamorati del Don Ciotti predicatore di strada e paladino degli ultimi, e un po’ meno attratti dal Don Ciotti manager che oggi ha un’agenda fitta di presentazioni, tavole rotonde e comparsate tv. Nessuno parla apertamente. Ma sono tanti i delusi e gli scontenti che pongono una domanda cruciale: qual è la reale capacità di denuncia di un’antimafia che è appesa ai finanziamenti pubblici e appare sempre più consociativa al potere che tiene i cordoni della borsa? Qualcuno ha persino scritto che i commenti del prete duro e puro sono apparsi piuttosto tiepidi nei confronti delle coop rosse coinvolte negli affari di Mafia Capitale. L’associazione di Don Ciotti rischia di addomesticarsi? E’ per questo che Franco La Torre (ex candidato di Rivoluzione Civile insieme a Gabriella Stramaccioni, Direttrice Nazionale di Libera, che il gossip vuole compagna di Attilio Bolzoni di La Repubblica n.d.r.), ad Assisi, ha lanciato l’allarme sulla scarsa capacità di vigilanza sia a Palermo che a Roma.
Liquidato con un sms di poche righe, il figlio di Pio La Torre (il segretario del PCI siciliano ucciso dalla mafia nel 1982) ha comunicato il suo divorzio da Libera, definendo Don Ciotti un “despota” e sottolineando i limiti di un gruppo dirigente più attento a collezionare prebende che a denunciare le emergenze criminali. Don Luigi nega che l’associazione sia una holding: “Nessuno – dice – sporchi la nostra trasparenza”. Ma i suoi fedelissimi si sono chiusi a riccio. Non parla l’avvocato Enza Rando, dell’Ufficio di Presidenza, che difende i familiari delle vittime di mafia e nel frattempo ha ottenuto una consulenza da 25 mila euro presso al Regione Emilia-Romagna (governata dal PD Stefano Bonaccini) oltre a far parte del cda della Cassa di Risparmio di Modena. Non parla neppure Fontana, lo stesso che La Torre ha additato come uomo simbolo del nuovo corso di Libera: è l’ex consigliere regionale di SeL Lazio che dal 2011 incassa un vitalizio, pur essendo promotore della campagna “Miseria Ladra” contro i vitalizi, e due anni dopo, in piena giunta Polverini, diventa consulente del Presidente del Consiglio regionale PDL, Mario Abbruzzese: 20 mila euro per un progetto antimafia.
E tace soprattutto il neo direttore Lochi, dal 1991 al 1999 dirigente di Sviluppo Italia e poi collaboratore di Invitalia (il suo contratto è scaduto il 31 maggio): l’esperto della gestione dei beni confiscati. Appena 4 giorni dopo la sua nomina, avvenuta l’8 novembre, la Camera ha approvato la c.d. “norma Saguto” che ha scatenato la furia del M5S. Perché? “La nuova legge – hanno spiegato i grillini – stabilisce che le aziende sequestrate, anche di grande rilievo, verranno gestite da Invitalia, erede di Sviluppo Italia, il carrozzone mangiasoldi dello Stato”. La stessa azienda dove ha lavorato per anni il nuovo direttore di Libera. Che dice Lochi? Nulla. E’ la nuova antimafia bellezza! Quella dei pennacchi, dei premi, delle liturgie e delle litanie sommerse da un fiume di denaro.
(Giuseppe Pipitone e Sandra Rizza de Il Fatto Quotidiano, 9 dicembre 2015) Questo invece il link all'articolo di Francesca Buonfiglioli del 2 dicembre 2015 per Lettera43 dal titolo "Antimafia, Pino Maniaci: "Libera? Ormai è una holding" (LINK)
L’ultimo direttore, Luigi Lochi, è stato eletto da appena un mese e già si ritrova al centro di un conflitto di interessi che nessuno finora a ritenuto di dover affrontare. Il penultimo, Enrico Fontana (sotto la cui egida è nata l'associazione daSud n.d.r.) si è dovuto dimettere all’inizio dell’estate per un incontro con due politici finiti nel calderone di Mafia Capitale. Il terzultimo era una donna, Francesca Rispoli, amica del PD Davide Mattiello, relatore del ddl sulla modifica del 416ter. Anche lei nel settembre 2013 ha dovuto lasciare l’incarico: non aveva segnalato in tempo a Don Ciotti che quella riforma, targata Nazareno, era persino peggiore della norma precedente, esponendolo ad una pubblica retromarcia. Ma non è tutto. A giugno dell’anno scorso si è dimesso pure il Vice Presidente Carlo Andorlini: coinvolto in un’indagine della Corte dei Conti su alcune spese ordinate quando era a capo-gabinetto del Sindaco a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze. Uno, due, tre dimissioni ‘imbarazzanti’ nel giro di un anno, strappi consumati in silenzio, senza clamore, all’interno di un’associazione che funziona come una holding da quasi 5 milioni di euro all’anno, e nello stesso tempo viene descritta come una struttura arcaica, chiusa come una setta e riservata fino alla paranoia: quella che lo stesso Presidente Onorario, Nando Dalla Chiesa, definisce “una creatura fondata sul potere carismatico, dove la leadership non si discute”.
La leadership è quella di Don Ciotti e le dimissioni a catena costellano l’ultimo capitolo della storia di Libera, una galassia che raccogli 1.500 associazioni, gestisce 1.400 ettari di terreni confiscati ai boss, ed è considerata il totem indiscusso dell’antimafia sociale. Non solo. Libera è l’invenzione stessa dell’antimafia, che per la prima volta, dopo Capaci e Via D’Amelio, esce dalle aule dei tribunali e si ramifica sul territorio dove ancora fumanti le macerie del tritolo di Cosa Nostra. Vent’anni sono passati dal quel 1995 quando Don Ciotti a Palermo fonda la sua associazione, povera tra i poveri, infiltrandosi nel cuore delle borgate mafiose, nelle case, nelle scuole, per insegnare il rifiuto di Cosa Nostra e del suo strapotere. Ma oggi? Che ne è oggi di teologia della liberazione antimafiosa, di quella visione rivoluzionaria del Vangelo? La sensazione è che tutto sia cambiato, a partire dall’idea stessa di antimafia, oggi fagocitata dal sistema, perché sempre più succube della necessità di assicurarsi risorse finanziarie. Al punto che il Presidente del Senato, Pietro Grasso, recentemente ha voluto ricordare che “serve un’antimafia umile, per un fine comune, che non è certo quello di essere l’associazione più visibile o finanziata”. Lo stesso Don Ciotti ha più volte messo in guardia dai rischi di una banalizzazione dell’impegno contro le cosche: “l’antimafia – ha detto – è ormai una carta di identità, non un fatto di coscienza. Se la eliminassimo, forse sbugiarderemmo quelli che ci hanno costruito sopra una falsa reputazione”. Ma qualcuno osserva che pure Libera , come le altre associazioni che hanno nello Statuto il contrasto alla cultura mafiosa, è diventata una campionessa nel fare incetta di finanziamenti pubblici.
L’organizzazione ha chiuso il bilancio 2014 in attivo di 207.317 euro, con disponibilità liquide pari a 883.431 euro e crediti per 1 milione e 81 mila euro, quasi tutti nei confronti di enti pubblici. La gestione dei beni confiscati, in convenzione con enti come Unioncamere, Telecom, Unicredit, frutta 60 mila euro. Le entrate dei diritti d’autore, 5 per mille, Fondazione Unipolis e raccolta fondi ammontano a 1 milione 268 mila euro. Solo Unipolis, la Fondazione di Unipol, che fa riferimento alla Lega Coop, sgancia ogni anno 70 mila euro. Poi c’è il capitolo dei finanziamenti europei, come quello del Pon Sicurezza da 1 milione e 416 mila euro, per migliorare la gestione dei beni confiscati, assegnati al Consorzio Sviluppo e Legalità, che raccoglie alcune cooperative della galassia antimafia in provincia di Palermo. Soldi, progetti, Pon, questo è il nuovo alfabeto di Libera, che fa storcere il naso a tanti veterani del volontariato sociale, innamorati del Don Ciotti predicatore di strada e paladino degli ultimi, e un po’ meno attratti dal Don Ciotti manager che oggi ha un’agenda fitta di presentazioni, tavole rotonde e comparsate tv. Nessuno parla apertamente. Ma sono tanti i delusi e gli scontenti che pongono una domanda cruciale: qual è la reale capacità di denuncia di un’antimafia che è appesa ai finanziamenti pubblici e appare sempre più consociativa al potere che tiene i cordoni della borsa? Qualcuno ha persino scritto che i commenti del prete duro e puro sono apparsi piuttosto tiepidi nei confronti delle coop rosse coinvolte negli affari di Mafia Capitale. L’associazione di Don Ciotti rischia di addomesticarsi? E’ per questo che Franco La Torre (ex candidato di Rivoluzione Civile insieme a Gabriella Stramaccioni, Direttrice Nazionale di Libera, che il gossip vuole compagna di Attilio Bolzoni di La Repubblica n.d.r.), ad Assisi, ha lanciato l’allarme sulla scarsa capacità di vigilanza sia a Palermo che a Roma.
Liquidato con un sms di poche righe, il figlio di Pio La Torre (il segretario del PCI siciliano ucciso dalla mafia nel 1982) ha comunicato il suo divorzio da Libera, definendo Don Ciotti un “despota” e sottolineando i limiti di un gruppo dirigente più attento a collezionare prebende che a denunciare le emergenze criminali. Don Luigi nega che l’associazione sia una holding: “Nessuno – dice – sporchi la nostra trasparenza”. Ma i suoi fedelissimi si sono chiusi a riccio. Non parla l’avvocato Enza Rando, dell’Ufficio di Presidenza, che difende i familiari delle vittime di mafia e nel frattempo ha ottenuto una consulenza da 25 mila euro presso al Regione Emilia-Romagna (governata dal PD Stefano Bonaccini) oltre a far parte del cda della Cassa di Risparmio di Modena. Non parla neppure Fontana, lo stesso che La Torre ha additato come uomo simbolo del nuovo corso di Libera: è l’ex consigliere regionale di SeL Lazio che dal 2011 incassa un vitalizio, pur essendo promotore della campagna “Miseria Ladra” contro i vitalizi, e due anni dopo, in piena giunta Polverini, diventa consulente del Presidente del Consiglio regionale PDL, Mario Abbruzzese: 20 mila euro per un progetto antimafia.
E tace soprattutto il neo direttore Lochi, dal 1991 al 1999 dirigente di Sviluppo Italia e poi collaboratore di Invitalia (il suo contratto è scaduto il 31 maggio): l’esperto della gestione dei beni confiscati. Appena 4 giorni dopo la sua nomina, avvenuta l’8 novembre, la Camera ha approvato la c.d. “norma Saguto” che ha scatenato la furia del M5S. Perché? “La nuova legge – hanno spiegato i grillini – stabilisce che le aziende sequestrate, anche di grande rilievo, verranno gestite da Invitalia, erede di Sviluppo Italia, il carrozzone mangiasoldi dello Stato”. La stessa azienda dove ha lavorato per anni il nuovo direttore di Libera. Che dice Lochi? Nulla. E’ la nuova antimafia bellezza! Quella dei pennacchi, dei premi, delle liturgie e delle litanie sommerse da un fiume di denaro.
(Giuseppe Pipitone e Sandra Rizza de Il Fatto Quotidiano, 9 dicembre 2015) Questo invece il link all'articolo di Francesca Buonfiglioli del 2 dicembre 2015 per Lettera43 dal titolo "Antimafia, Pino Maniaci: "Libera? Ormai è una holding" (LINK)
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