lunedì 22 agosto 2016

I MAFIOSI E LA DIFFAMAZIONE DI IACOPINO, PRESIDENTE ORDINE DEI GIORNALISTI


In data 21 Agosto 2016, alle 20:45, il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, ha scritto sul suo account twitter una frase molto grave: “SETTE MAFIOSI DEL WEB colpiti. Insopportabili e vili”, allegando un comunicato della questuraufficiostampa.rm@poliziadistato.it, datato 9 marzo 2016, comunicato che è stato rimosso dalla Questura perché conteneva una serie di affermazioni false, oltre a violare il segreto istruttorio.

Incomprensibile dunque la frase di Iacopino, soprattutto perché il comunicato della Questura non parlava di “mafiosi”, ma di reato di diffamazione. Non solo a distanza di quasi 6 mesi alcune delle persone citate non hanno ricevuto, contrariamente a quanto si sosteneva nel comunicato, alcuna notifica di informazione di garanzia sul diritto di difesa, ma nemmeno il decreto di sequestro preventivo dei loro profili facebook. A tutt’oggi (come avrebbe potuto facilmente verificare Iacopino a prescindere dunque dalle nostre sollecitazioni), non è stato oscurato alcun profilo, nemmeno quello di Luna Nuova che ha chiesto per ore al Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di “riparare all’errore” dovere previsto dai precetti deontologici, cosa che Iacopino non ha fatto nonostante Luna Nuova avesse inviato un comunicato stampa di chiarimento il 15 marzo 2016 (LINK). Informiamo Iacopino che il reato di diffamazione esiste per facebook, anche negli Stati Uniti, che per i “7 mafiosi” non è stata mai chiesta la rogatoria internazionale e che la Polizia Postale (fonte accesso agli atti) non ha proceduto a fare alcuna indagine su nessuno dei “7 MAFIOSI” per diffamazione.

A rendere la cosa ancora più grave è il fatto che uno dei “SETTE MAFIOSI DEL WEB” è il giornalista Giulio Mancini de Il Messaggero, iscritto all’Ordine di cui Iacopino è Presidente, che ha vinto il ricorso al Tribunale di Riesame sul decreto di sequestro preventivo del suo account facebook.
A questo punto abbiamo chiesto pubblicamente a Iacopino a chi dovesse essere inviata la segnalazione all’Ordine sul suo comportamento, in palese violazione di diversi articoli del Codice Deontologico, non ricevendo alcuna risposta.

A prescindere dalla gravità dell’affermazione di Iacopino (ricordiamo che dare del mafioso è reato e che esistono delle sedi opportune per le denunce), ricordiamo che l’Ordine dei Giornalisti è un ente pubblico a struttura associativa e che il Presidente dovrebbe essere ‘super-partes’, garante del Codice Deontologico, e che non dovrebbe mai ledere la dignità professionale di un suo associato per difendere quella di un’altra associata. Inoltre, gli ricordiamo che è Presidente di un Ordine, non un Giudice dei Tribunale; che in Italia esistono tre gradi di giudizio; che non è nemmeno una portinaia che dice parole in libertà. E’ suo dovere, per il ruolo che ricopre, il rispetto della verità dei fatti. Mentre tra i “7 mafiosi” ci sono persone nel cui ex 335 (notizie di reato) non risulta alcuna iscrizione nel registro degli indagati dopo quasi 6 mesi, la sua iscritta, Federica Angeli, è indagata dal 2014 per reati commessi nei confronti di alcuni dei “7 mafiosi”, in particolare art. 595 co 3 c.p.p., art. 660 c.p.p., art. 612bis c.p.p., art. 368 c.p.p. e che le è stato notificato recentemente il 415bis c.p.p..
Infine, in merito alla sua battaglia contro i fake su web facciamo presente che sempre la sua iscritta ha confezionato articoli per La Repubblica utilizzando come fonte dei fake (guarda caso iscritti del PD), regolarmente denunciati all’Ordine che presiede, su cui ovviamente non ha dato risposta.
Ci pare evidente che Iacopino (che "sognava di fare il magistrato ma che forse non ne aveva le qualità", sua cit.) non sia, alla luce dei fatti, una figura di garanzia per i suoi associati, oltre che per i lettori. Oggi è toccato al giornalista Giulio Mancini, domani chissà. Poi ci sarebbero i cittadini che lottano per mantenere luoghi di resistenza, ma per Iacopino non contano, li si può definire "mafiosi" a sbafo.

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