ALMENO
30 ANNI DI MALAVITA AD OSTIA, TRA ORGANIZZAZIONI A DELINQUERE DI STAMPO
MAFIOSO E COPERTURE POLITICHE, DROGA ED INDAGINI DEVIATE. 6 LUGLIO
1983, L'OMICIDIO DI SERGIO ZAMPILLONI A PIAZZA GASPARRI.
Mercoledì 6 luglio 1983, L’Unità, pag.12
A Ostia un delitto che ricorda le scene di «Cosa Nostra». Un killer lo uccide dal barbiere. Capo clan assassinato. È lo stile della mafia.
Piazza
Gasparri, zona di mala, in fondo al lungomare di Ostia. È quasi
mezzogiorno, e c'è un vento afoso. Sergio Zampilloni, elemento emergente
della mala della zona entra insieme al fratello Claudio, dal barbiere
per farsi uno shampoo. C'è già un cliente, un bambino di 10 anni. Prende
posto sulla poltrona libera, e appoggia la testa sul lavandino, davanti
a un grande specchio. Il killer entra con due pistole in mano, il volto
coperto da un foulard. Solo il barbiere lo vede, ma non fa in tempo a
gridare. Il primo colpo trapassa la nuca di Sergio Zampilloni, suo
fratello si getta a terra. Così pure il barbiere, Marco, l'aiutante,
prende il bambino dalla poltrona e lo lancia letteralmente all'interno
di un piccolo bagno. Il killer, senza scomporsi, punta una delle due
pistole, una 7,65, e spara ancora quattro volte contro il suo uomo,
crollato sul pavimento insieme alla poltrona, con l'altra arma tiene a
bada i presenti, ma nessuno tenta di reagire. È successo ieri mattina a
Ostia: una scena che sembra uscire da uno dei tanti remake
cinematografici su «Cosa nostra», quando la mafia italo- americana
decise di eliminare i più potenti boss per la spartizione dei quartieri
metropolitani. Proprio dal barbiere ammazzarono Don Anastasia, riaprendo
la guerra per bande. E, nel suo piccolo. Ostia sembra destinata a
ricalcare un cliché già visto. I banditi di questa periferia hanno
deciso di scegliere addirittura gli identici «classici» scenari per la
loro sanguinosa faida. Era il dicembre di un anno fa. Mariano Proietti,
il più giovane di un clan di trafficanti, beveva wisky nella bisca piena
di fumo. Anche quella sera del 14 dicembre un killer solo, con il
bavero alzato, entrò nel locale con due pistole in pugno. Gli bastò un
colpo al cuore. Proietti stramazzò a terra trascinando con sé il tavolo
verde con le carte del poker. Nessuno si scompose, nessuno reagì. E
nessuno «vide bene» chi era l'assassino. «Sa, commissario — hanno
ripetuto i testimoni in coro — era buio, si giocava». Anche ieri mattina
i testimoni non hanno visto bene la scena: «Aveva un fazzoletto, questo
sì». Un po' poco come indizio. negozianti vicini avevano da dire ancora
meno. «Cinque colpi? Quando? Pensi, non abbiamo sentito niente».
Mariano Proietti, era uno dei tanti membri di un clan ormai in via di
estinzione, «decimato» dai regolamenti di conti, da quando decise di
«fare la guerra» ai potenti boss della banda di Giuseppucci «er negro»,
le «bande della Magliana». L’aveva fondata tra gli altri Danilo
Abbruciati, insieme a tanti personaggi che ritroveremo nel clan
filo-piduista di Flavio Carboni. Eliminati i Proietti, sono scomparsi in
un modo o nell'altro dalla circolazione anche i boss della «Magliana
Spa»: Giuseppucci ammazzato a Trastevere, Abbruciati a Milano, Nicolino
Selis scomparso «misteriosamente» sotto i pini di Castelfusano,
Colafigli e Frau arrestati. Ed infine: Edoardo Toscano e Maurizio
Abbatino «tolti dalla circolazione» con una sfilza di ordini di cattura
proprio il mese scorso. La polizia di Ostia assicura che l'arresto di
Toscano e Abbatino ha esattamente qualcosa a che vedere anche con
l'assassinio del giovanissimo Sergio Zampinone. Tolto praticamente il
vertice della «mala» di Ostia, ecco aprirsi la guerra di successione.
Tra i gruppi «emergenti» c'è proprio quello dei fratelli Zampillone,
Sergio, Claudio e Mauro. Intorno a loro, una decina di elementi,
giovani, ma tutti decisi a far «carriera » e soldi. Ultimamente, i tre
fratelli devono avere avuto qualche noia con i loro compagni, perché
giravano sempre a coppia, uno dietro l'altro, con la mano sempre in
tasca a toccare il grilletto della pistola. Anche ieri Claudio guardava
le spalle al giovane Sergio. Ma non ha funzionato. E adesso, c'è chi
giura che la vendetta non si farà attendere più di qualche settimana,
tranne un improbabile accordo tra vittime e carnefici. Ma anche la
vendetta, per evitare equivoci, dovrà avere il suo preciso rendiconto
«economico». Converrà eliminare qualche capozona, solo se alla fine
arriverà qualche partita di eroina o cocaina/in più. La polizia conosce
queste «leggi di mercato». E sapeva anche dei pericoli per i fratelli
Zampillone. Per questo c'era addirittura un «discreto » servizio di
sorveglianza verso i tre giovani banditi, che evidentemente ieri è
saltato. «Ce lo aspettavamo — riferiscono i funzionari di polizia alle
agenzie di stampa — e da diversi giorni tenevamo d'occhio i fratelli e i
loro amici. Sapevamo che c'era aria tesa nel gruppo per la spartizione
delle zone da controllare, lasciate scoperte dagli arresti di un mese
fa». Un'ammissione di «preveggenza», dunque, che però è servita a ben
poco. Ora vengono interrogati gli altri membri del clan. Ma
probabilmente non se ne caverà nulla. Di fatto, la malavita di Ostia
continua ad aumentare il suo peso nel grosso business della criminalità
romana. Sul litorale sono arrivate in passato le armi, e arriva ancora
la droga. Un traffico filato come l'olio, con l'unico «intoppo» di
qualche arresto ogni tanto, sulla base dei soliti ordini di cattura per
«associazione a delinquere». Di prove, poche, per i tanti, troppi
delitti che hanno «alzato» la media dei regolamenti di conti al livello
di oltre trenta vittime l'anno. Una cifra ben lontana dalla «strage» in
Campania e Sicilia, ma certo preoccupante.
(Raimondo Bultrini)"La mafia uccide, il silenzio pure" (P. Impastato)
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