giovedì 22 agosto 2013

ALMENO 30 ANNI DI MALAVITA AD OSTIA

ALMENO 30 ANNI DI MALAVITA AD OSTIA, TRA ORGANIZZAZIONI A DELINQUERE DI STAMPO MAFIOSO E COPERTURE POLITICHE, DROGA ED INDAGINI DEVIATE. 6 LUGLIO 1983, L'OMICIDIO DI SERGIO ZAMPILLONI A PIAZZA GASPARRI.


Mercoledì 6 luglio 1983, L’Unità, pag.12

A Ostia un delitto che ricorda le scene di «Cosa Nostra»
. Un killer lo uccide dal barbiere. Capo clan assassinato. È lo stile della mafia.

Piazza Gasparri, zona di mala, in fondo al lungomare di Ostia. È quasi mezzogiorno, e c'è un vento afoso. Sergio Zampilloni, elemento emergente della mala della zona entra insieme al fratello Claudio, dal barbiere per farsi uno shampoo. C'è già un cliente, un bambino di 10 anni. Prende posto sulla poltrona libera, e appoggia la testa sul lavandino, davanti a un grande specchio. Il killer entra con due pistole in mano, il volto coperto da un foulard. Solo il barbiere lo vede, ma non fa in tempo a gridare. Il primo colpo trapassa la nuca di Sergio Zampilloni, suo fratello si getta a terra. Così pure il barbiere, Marco, l'aiutante, prende il bambino dalla poltrona e lo lancia letteralmente all'interno di un piccolo bagno. Il killer, senza scomporsi, punta una delle due pistole, una 7,65, e spara ancora quattro volte contro il suo uomo, crollato sul pavimento insieme alla poltrona, con l'altra arma tiene a bada i presenti, ma nessuno tenta di reagire. È successo ieri mattina a Ostia: una scena che sembra uscire da uno dei tanti remake cinematografici su «Cosa nostra», quando la mafia italo- americana decise di eliminare i più potenti boss per la spartizione dei quartieri metropolitani. Proprio dal barbiere ammazzarono Don Anastasia, riaprendo la guerra per bande. E, nel suo piccolo. Ostia sembra destinata a ricalcare un cliché già visto. I banditi di questa periferia hanno deciso di scegliere addirittura gli identici «classici» scenari per la loro sanguinosa faida. Era il dicembre di un anno fa. Mariano Proietti, il più giovane di un clan di trafficanti, beveva wisky nella bisca piena di fumo. Anche quella sera del 14 dicembre un killer solo, con il bavero alzato, entrò nel locale con due pistole in pugno. Gli bastò un colpo al cuore. Proietti stramazzò a terra trascinando con sé il tavolo verde con le carte del poker. Nessuno si scompose, nessuno reagì. E nessuno «vide bene» chi era l'assassino. «Sa, commissario — hanno ripetuto i testimoni in coro — era buio, si giocava». Anche ieri mattina i testimoni non hanno visto bene la scena: «Aveva un fazzoletto, questo sì». Un po' poco come indizio. negozianti vicini avevano da dire ancora meno. «Cinque colpi? Quando? Pensi, non abbiamo sentito niente». Mariano Proietti, era uno dei tanti membri di un clan ormai in via di estinzione, «decimato» dai regolamenti di conti, da quando decise di «fare la guerra» ai potenti boss della banda di Giuseppucci «er negro», le «bande della Magliana». L’aveva fondata tra gli altri Danilo Abbruciati, insieme a tanti personaggi che ritroveremo nel clan filo-piduista di Flavio Carboni. Eliminati i Proietti, sono scomparsi in un modo o nell'altro dalla circolazione anche i boss della «Magliana Spa»: Giuseppucci ammazzato a Trastevere, Abbruciati a Milano, Nicolino Selis scomparso «misteriosamente» sotto i pini di Castelfusano, Colafigli e Frau arrestati. Ed infine: Edoardo Toscano e Maurizio Abbatino «tolti dalla circolazione» con una sfilza di ordini di cattura proprio il mese scorso. La polizia di Ostia assicura che l'arresto di Toscano e Abbatino ha esattamente qualcosa a che vedere anche con l'assassinio del giovanissimo Sergio Zampinone. Tolto praticamente il vertice della «mala» di Ostia, ecco aprirsi la guerra di successione. Tra i gruppi «emergenti» c'è proprio quello dei fratelli Zampillone, Sergio, Claudio e Mauro. Intorno a loro, una decina di elementi, giovani, ma tutti decisi a far «carriera » e soldi. Ultimamente, i tre fratelli devono avere avuto qualche noia con i loro compagni, perché giravano sempre a coppia, uno dietro l'altro, con la mano sempre in tasca a toccare il grilletto della pistola. Anche ieri Claudio guardava le spalle al giovane Sergio. Ma non ha funzionato. E adesso, c'è chi giura che la vendetta non si farà attendere più di qualche settimana, tranne un improbabile accordo tra vittime e carnefici. Ma anche la vendetta, per evitare equivoci, dovrà avere il suo preciso rendiconto «economico». Converrà eliminare qualche capozona, solo se alla fine arriverà qualche partita di eroina o cocaina/in più. La polizia conosce queste «leggi di mercato». E sapeva anche dei pericoli per i fratelli Zampillone. Per questo c'era addirittura un «discreto » servizio di sorveglianza verso i tre giovani banditi, che evidentemente ieri è saltato. «Ce lo aspettavamo — riferiscono i funzionari di polizia alle agenzie di stampa — e da diversi giorni tenevamo d'occhio i fratelli e i loro amici. Sapevamo che c'era aria tesa nel gruppo per la spartizione delle zone da controllare, lasciate scoperte dagli arresti di un mese fa». Un'ammissione di «preveggenza», dunque, che però è servita a ben poco. Ora vengono interrogati gli altri membri del clan. Ma probabilmente non se ne caverà nulla. Di fatto, la malavita di Ostia continua ad aumentare il suo peso nel grosso business della criminalità romana. Sul litorale sono arrivate in passato le armi, e arriva ancora la droga. Un traffico filato come l'olio, con l'unico «intoppo» di qualche arresto ogni tanto, sulla base dei soliti ordini di cattura per «associazione a delinquere». Di prove, poche, per i tanti, troppi delitti che hanno «alzato» la media dei regolamenti di conti al livello di oltre trenta vittime l'anno. Una cifra ben lontana dalla «strage» in Campania e Sicilia, ma certo preoccupante.
(Raimondo Bultrini)
"La mafia uccide, il silenzio pure" (P. Impastato)

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