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mercoledì 7 settembre 2016

IL PD E I CLAN DI OSTIA


A distanza di più di un anno dall’arresto del ex-minisindaco,  Andrea Tassone, e le indagini per corruzione aggravata di Francesco D’Ausilio, ostiense ed ex capogruppo PD in Campidoglio, nel PD è calato il silenzio assoluto, nonostante il Commissariamento del PD romano con Matteo Orfini e quello del Municipio X, con Stefano Esposito.
Cosa sia accaduto dentro il PD non si sa, non si sa se siano state tagliate le radici marce in affari con i clan di Ostia o Mafia Capitale, se siano stati pagati i debiti del circolo di Nuova Ostia e di altre sedi del PD.

E’ verosimile che Tassone e D’Ausilio operassero in piena solitudine e che nessuno, all’interno del partito, sapesse quello che facevano?
Una risposta la fornisce Orfini. "Lei mi ha chiesto se avessimo sospetti di un rapporto di Tassone con i clan. Nel momento in cui fai un'operazione del genere, cioè chiedi quel tipo di impegno e quello sforzo, e vedi – cito il senatore Esposito – tremare le gambe di colui a cui lo chiedi, dentro di te pensi due cose: o che ci sono rapporti strani, o che, in maniera assolutamente legittima, costui ha paura, perché lanciare una sfida di quel tipo è anche rischioso in un territorio come quello di Ostia. Che fosse la prima o che fosse la seconda l'analisi corretta, a un certo punto abbiamo deciso che non si poteva andare avanti, perché comunque Tassone non era la persona giusta per fare quella battaglia. Pertanto, abbiamo deciso di chiedergli formalmente, politicamente, di interrompere quell'esperienza e di non ritirare le dimissioni".

I rapporti di Tassone con Mauro Balini (patron del Porto di Ostia, arrestato il 29 luglio 2015 e poi scarcerato), di Tassone con Salvatore Buzzi, di Tassone con Claudio Saccotelli (ex Direttore del Municipio X), tutti in qualche modo collegati (secondo le indagini rese note) ai clan di Ostia, non hanno più preoccupato il PD e neppure smosso un solo articolo da parte di Federica Angeli, anche lei ostiense, per La Repubblica.
In compenso nell’ultimo anno lo sport preferito del PD e di certa stampa vicina al partito, è stato quello di gettare fango su Ostia per poi concentrarsi sul M5S, che ad Ostia ha stravinto.

Sulla vicenda Tassone era stato informato persino Matteo Renzi. "Mi ha chiesto se Renzi fosse informato di questa vicenda? - ha dichiarato Orfini - Ovviamente non è stato informato passo passo di tutti gli sviluppi. Nel momento in cui decidemmo di dimettere Tassone, è stato informato della scelta e anche delle ragioni, ossia che non eravamo più sicuri dell'affidabilità su quel terreno del presidente Tassone".
Peccato che Tassone sia stato fatto dimettere dopo 4 mesi dalla pubblicazione delle intercettazioni cioè lo stesso giorno (18 marzo 2015) in cui il Procuratore Capo, Giuseppe Pignatone, firmava gli arresti in carcere, divenuti poi effettivi, ma ai domiciliari, solo il 4 giugno 2015.

E poi più nulla. Solo silenzio, quello dei Commissari che sembrano aver commissariato solo la trasparenza all’interno del proprio partito, mentre gridano in questi giorni “sincerità!” ai grillini.

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