L’antimafia, quella seria, è tale solo se si fanno denunce su fatti e situazioni specifiche, se si fanno nomi e cognomi. Appelli, proclami, passerelle, fiaccolate, incontri pubblici lasciano il tempo che trovano nelle acquasantiere. L’antimafia, quella seria, non può essere ricattabile o asservita al potere, che sia politico, finanziario o di altra natura. L’indipendenza è un requisito fondamentale per portare avanti la lotta alla corruzione ed alle storture della politica e delle Pubbliche Amministrazioni. Poteva dunque il presidio di Libera ad Ostia, intitolato a Carlo Siani, denunciare in questi anni cosa stava accadendo, ad esempio, in due grandi appalti finiti sotto la lente della magistratura, come il Porto di Roma o il Polo Natatorio?
LIBERA E UNIPOL
Qualche dubbio ci viene visto che sul sito del Gruppo Unipol campeggia il logo dell’associazione antimafia Libera nella pagina dedicata alle partnership (Unipol Partnership Libera), “da oltre dieci anni, Unipol sostiene Libera”. Grazie a questa ‘partnership’ Libera ha goduto di oltre 1 milione di euro versati dalla Unipol in soli 6 anni (per gli altri anni non è dato sapere). La Unipol non brilla per eticità e trasparenza, basta ricordare il caso “Bancopoli” che ha visto coinvolti i c.d. “furbetti del quartierino”, Piero Fassino e l’ex governatore Antonio Fazio, con l’accusa di “ricettazione, millantato credito e rivelazione di segreti d’ufficio” (lo scandalo "bancopoli").
Ma l’ultimo episodio in ordine di tempo è l’ “operazione Unipol sulla disastrata galassia ligrestiana di Fonsai” che ha portato ad un “avviso di garanzia per aggiotaggio ai danni di Carlo Cimbri (Amministratore Delegato e Direttore Generale di Unipol), operazione a livello «di sistema», visto che a progettarla e a gestirla è stata soprattutto Mediobanca” (Operette immorali tra Carige e Unipol) . “In una telefonata intercettata dalla squadra mobile di Roma, l'ex ministro dell'Economia in scia alle indiscrezioni (mai confermate) sulla tangente da 1,5 miliardi per Antonveneta, suggerisce al socio Dario Romagnoli di farsi avanti con il Monte dei Paschi per farsi assegnare una consulenza. L’avvocato Dario Romagnoli è stato intercettato per mesi dalla Squadra Mobile di Roma, diretta da Renato Cortese, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma che ha portato all’arresto di 51 appartenenti alla mala che domina su Ostia. Romagnoli era in contatto con Mauro Balini, il ricco presidente del Porto turistico di Ostia che, pur non essendo indagato, secondo i pm “ha molto da nascondere attese le sue interessenze inquietanti con ambienti malavitosi”. Balini è legato a Cleto di Maria, “noto pregiudicato con precedenti per traffico di stupefacenti” e mantiene la famiglia del detenuto Roberto Giordani, soprannominato “Cappottone”, ma ha frequentazioni trasversali”. ( Dal Porto di Ostia a Unipol passando per Mps). “Il presidente del porto turistico Mauro Balini, legato secondo i magistrati all'ex banda della Magliana, vuole 100 milioni per ampliare il bacino. E che fa? Chiede al suo amico generale Spaziante di procurargli un documento che lui provvederà a falsificare. Il generale, sull'attenti, esegue e il 4 ottobre 2012 consegna il documento. Un narcotrafficante internazionale lo trasforma in falso. E una volta taroccato, l'atto viene consegnato all'Agenzia delle Entrate, l'ente che può destinare un bene demaniale ai privati. Qui entra in scena Romagnoli, l'avvocato dello studio Tremonti, l'intermediario che deve favorire il finanziamento dell'Unipol. Con l'inseparabile generale, l'11 dicembre si reca a Bologna, ma le notizie dell'Unipol non sono buone. Così la coppia — secondo le carte dell'antimafia — chiama in aiuto Tremonti in persona. All'inizio del 2013 ci sono già i soldi e il socio: "Italia Navigando", partecipata da "Sviluppo Italia" e quindi dal Tesoro, secondo gli investigatori, si affida al Generale della Guardia di finanza Emilio Spaziante, fino a poche settimane fa comandante in seconda delle Fiamme Gialle. La squadra mobile ritiene “quanto meno verosimile che Mauro Balini, Emilio Spaziante e Dario Romagnoli siano accomunati da uno spirito collaborativo di natura illecita” (Guardie e ladri il doppio gioco degli uomini della finanza). Mauro Balini è persone molto conosciuta ad Ostia, tanto che l’attuale presidente del Municipio X, Andrea Tassone (PD), dichiarerà, in un’intervista a La Repubblica, a pochi settimane dalla sua elezione, che “Mauro Balini è amico mio”.
Unipol però è anche all’interno del Polo Natatorio di Ostia, finito nello scandalo dei Mondiali di Nuoto Roma ’09, un’inchiesta ancora aperta che ha visto pesanti ombre anche della camorra sugli appalti (Nuoto le mani della camorra sugli appalti), ma anche pressioni di “gruppi di potere” sul Sen. Paolo Barelli (Presidente FIN, Federazione Italiana Nuoto) (Malavita al Polo Natatorio di Ostia o altro?). Il gruppo assicurativo ha infatti firmato un accordo a fine 2011 con la FIN per divenire “main sponsor” per gli anni 2012, 2013 e 2014 (che sarà rinnovata per altri 3 anni), e offrendo la copertura assicurativa per i rischi connessi all'attività sportiva di oltre 170.000 persone. Parliamo di numeri importanti. E’ per questa ragione che campeggia spesso la pubblicità della Unipol sulla facciata del Polo Natatorio di Ostia e la ragione per cui questo impianto pubblico viene concesso alla Unipol (ma non ai cittadini o alle associazioni del territorio) per riunioni aziendali e convention.
LIBERA E IL CAPPELLO IN MANO
Poteva dunque Libera liberamente occuparsi di questi due scandali? Poteva Libera liberamente fare nomi e cognomi? I dubbi sono legittimi, ma una certezza l’abbiamo: non ne ha mai parlato.
L’ultima attività registrata, il 2 dicembre 2011, è stata una contestatissima fiaccolata (Perché non partecipiamo alla fiaccolata) dal titolo “Liberiamo Ostia dalle Mafie” dopo l’uccisione di due boss a Nuova Ostia, “Baficchio e Sorcanera” (Roma mejo de Chicago). Poi il nulla, a parte lezioni, corsi e concorsi, gestione “liberamente legale” di un famoso punto di ritrovo del Litorale romano (cautelativamente in amministrazione giudiziaria per sospetto di bancarotta fraudolenta e non per mafia, v. LINK), partecipazione a bandi per l’affidamento delle spiagge comunali.
Silenzio di Libera non solo sui maxi appalti, ma anche sulla non ratifica del protocollo dell'associazione antimafia DaSud da parte della giunta municipale, all'assenza di promozione di buone pratiche nella lotta alle mafie nel nostro territorio da parte dell’amministrazione, a partire dalla gestione degli appalti pubblici, al caos sul bando delle spiagge libere (a cui però Libera ha partecipato), all’affidamento diretto di spiagge (dove Libera ha partecipato), al rinnovo di concessioni demaniali finite sotto inchiesta come il chiosco Akuna Matata, alla movimentazione occulta della sabbia, ai lavori in somma urgenza su tutte le opere stradali, ai cambi di destinazione da pubbliche a private, alle scelte non partecipate, ad appalti discutibili in ambito di cultura e sociale e soprattutto alla poca trasparenza dell’amministrazione municipale.
Come ha scritto la Casa della legalità in un articolo molto interessante e puntuale (Che Libera si faccia un bagno di umiltà) “se Libera compie delle scelte non può pretendere che queste siano insindacabili, immuni da rilievi e critiche. Se ne faccia una ragione. La si può pensare diversamente e si possono avere metodi di lavoro diversi, ricordarlo, affermarlo non è un ‘offesa’ o una ‘diffamazione’ ... e quindi a doversi fermare per un'attenta e seria analisi ed autocritica non è lo ‘Stato’, ma proprio Libera”.
Perché qualche dubbio, sull’ “unica associazione antimafia seria” ce l’abbiamo anche noi.
"La mafia uccide, il silenzio pure" (P. Impastato)
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